L’incidenza di malattie della tiroide cresce con l’età: in soggetti con età superiore a 60 anni la frequenza di ipotiroidismo è compresa tra il 2% ed il 7.4%, quella di ipertiroidismo tra lo 0.5% e il 2.3%. Tra le forme da iperfunzione della tiroide, l’ipertiroidismo dell’anziano è sostenuto nel 70% dei casi dal gozzo nodulare tossico, osservandosi invece una relativa minore incidenza del gozzo diffuso tossico. Nel gozzo nodulare tossico l’ipertiroidismo rappresenta il risultato di un’iperproduzione ormonale da parte di una o più aree di parenchima tiroideo che sono divenute autonome.
Nell’adenoma tossico o morbo di Plummer in particolare il quadro clinico è dovuto alla presenza di un nodulo singolo iperfunzionante. E’ dominante una sintomatologia cardiovascolare con tachicardia e fibrillazione atriale in forma stabile o episodica. Il gozzo multinodulare tossico o sindrome di Marine-Lenhardt è caratterizzato invece dalla presenza di un numero maggiore di aree funzionalmente autonome (noduli multipli).

Con il termine di gozzo diffuso tossico si intende invece la complessa sindrome che nella letteratura dei diversi paesi viene indicata con vari eponimi a ricordo dei suoi primi osservatori: il chirurgo italiano Flajani (1821), il medico irlandese Graves (1835) ed il medico tedesco Basedow (1840), e con preferenza nei paesi di lingua inglese della dizione “morbo di Graves” ed in Europa dell’eponimo “morbo di Basedow” . E’ malattia autoimmune organo-specifica e l’eziologia, ancora poco chiara, riconosce alcune possibili anomalie immunologiche.
Ne risulta un aumento di volume e un’iperfunzione della tiroide con un quadro di ipertiroidismo, cui si associa nel giovane e nell’adulto un’oftalmopatia dai caratteri peculiari. Le manifestazioni cliniche del morbo di Basedow sono comunque nell’anziano più sfumate rispetto alle altre fasi della vita, ed il quadro di ipertiroidismo si presenta differente rispetto a quello riscontrabile nel soggetto giovane e nell’adulto. Il gozzo è per lo più di piccole dimensioni, o manca o sfugge all’osservazione, l’esoftalmo di solito assente, o comunque di entità molto modesta. Sono infatti più frequenti la tachicardia, la fibrillazione atriale, in forma stabile o episodica, e l’astenia.

La “crisi tireotossica” è una complicanza oggi molto rara ma gravissima dell’ipertiroidismo. E’ caratterizzata da esordio improvviso e rapido con grave esacerbazione dell’ipertiroidismo, da iperpiressia, tachicardia, fibrillazione atriale o altre aritmie, scompenso cardio-circolatorio, disidratazione, agitazione e psicosi. Il coma può essere l’evoluzione di una crisi non trattata. La crisi tireotossica rappresenta pertanto un’emergenza che mette inpericolo la vita e che richiede un trattamento immediato e specifico. Se non diagnosticata la sua prognosi è quasi sempre infausta.

Diagnosi laboratoristica e strumentale
Il reperto patognomonico dell’ipertiroidismo è rappresentato dall’elevazione plasmatica degli ormoni tiroidei liberi, FT3 e FT4, forme biologicamente attive degli ormoni, con riscontro di TSH soppresso. Sul piano strumentale anche nell’anziano la Scintigrafia tiroidea, è utile per distinguere un gozzo nodulare tossico, dove si osservano uno o più noduli ipercaptanti, dal morbo di Basedow, ove la ghiandola è in toto aumentata di volume e diffusamente captante. L’ Ecografia tiroidea è un ulteriore uitile esame atto a differenziare le varie forme di ipertiroidismo.

Cenni di terapia
Scopo della terapia , nelle varie forme di ipertiroidismo dell’anziano, è quello di comportare un rapido controllo dell’iperfunzione della tiroide. Nel non frequente gozzo diffuso tossico o morbo di Basedow, la terapia deve essere innanzitutto medica e si avvale degli antitiroidei, farmaci tireostatici rappresentati dal metimazolo e dal propiltiouracile. Questi agiscono bloccando la sintesi degli ormoni tiroidei . Nei pazienti che non rispondono alla terapia medica, o che presentano recidiva dopo antitiroidei, o ancora controindicazioni all’intervento chirurgico o all’anestesia, la terapia elettiva sarà quella radiometabolica con I131. In casi selezionati può ricorrersi al trattamento chirurgico risolutivo che sarà di tiroidectomia.

A cura del dott. Perico e dell’Infermiera Roberta

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